GIOVANNA NON ACCETTAVA LA SUA FEMMINILITA’

Giovanna, 25 anni, arriva in studio, da me con un sacco di domande e aspettative. I suoi grandi occhi brillano per la curiosità. Mi racconta di non sentirsi a suo agio nel suo corpo, benché, obiettivamente, sia una bellissima ragazza, e di non accettare la sua femminilità, tanto da creare, attorno a sé, una serie di relazioni estremamente superficiali in cui prevale il suo voler “dominare” l’altro, per poter tenerselo vicino e renderlo bisognoso della sua presenza. Tutte le relazioni create sono prive di qualsiasi emozione perché, il viverle, l’avrebbe resa vulnerabile. Questa forma di difesa, negli anni, ha fatto sì che Giovanna si trasformasse in una collezionatrice di uomini che “ha usato” a suo piacimento per, poi, lasciarli perché non provava nessun coinvolgimento emotivo, che potesse nutrirla. Questo ha portato, nel tempo, Giovanna a non lasciarsi più andare e a non provare l’orgasmo. Anche l’autoerotismo non ha mai prodotto alcun risultato, in quanto le sue parti intime sono sempre state associate ad un sentimento di disapprovazione, lo stesso sentimento che la mamma ha sempre avuto nei suoi confronti. Tutto ciò ha generato in Giovanna un senso di inadeguatezza e insicurezza tali, che la vuole, ora, ad affrontare un percorso di crescita personale in cui si dovranno necessariamente smantellare, uno ad uno, questi preconcetti che la mettono sempre sotto il suo severo giudizio e, di conseguenza, sotto il giudizio dell’altro. Quindi si è generato in lei un senso di inadeguatezza e nessuna fiducia in sé stessa e nelle sue capacità. Non le è concesso sbagliare e, di conseguenza, non può rischiare di lasciarsi andare, perché la perdita del controllo sarebbe, per lei devastante e significherebbe aver reso vano ogni suo tentativo di costruire un mondo perfetto, in cui tutto deve girare attorno a lei. Anche un sacchetto di patatine, mangiato sul divano, fuori orario, è considerato da Giovanna, trasgressione che non la fa stare bene, anche se ne è fortemente attratta.
Approccio e obiettivi
L’approccio sarà un approccio delicato, che dovrà partire da lontano perché Giovanna dovrà riappropriarsi del suo essere donna, in primis, e poi accogliere la sua femminilità, per potere dare forma al suo nuovo mondo governato non più dall’estrema razionalità, ma anche da sensazioni, emozioni e libertà di espressione, che dovranno diventare parte integrante della sua persona.
Dovrà ricostruire la sua autostima, in cui, la fiducia in sé stessa svolgerà un ruolo importante. Dovrà imparare a conoscere il suo corpo e mettersi in ascolto del suo sentire, accantonando quei pregiudizi che l’hanno sempre bloccata. Dovrà essere in grado di credere in sé stessa e abbassare le sue difese per accogliere le emozioni che miglioreranno la qualità della vita.
Assunta Morosetti
ERIKA NON RAGGIUNGEVA L’ORGASMO

Erika, 36 anni, una donna tutta d’un pezzo, con i lineamenti induriti dalla vita e la sguardo arrabbiato, si siede davanti a me con le braccia conserte e tutta incurvata in avanti, come se avvertisse un forte e improvviso “mal di pancia”. Le porgo le solite domande di rito, per raccogliere un po’ di informazioni e per iniziare a metterla a suo agio. Mi accorgo immediatamente che le sue parole escono con fatica e con una sorta di vergogna e rabbia. Mi metto in ascolto e la sua storia si fa subito molto interessante e intensa. Capisco che le sua vita non è stata semplice e quando conosce Paolo, il suo attuale marito, pensa di aver risolto tutti i suoi problemi. Comprano casa, si sposano e mettono al mondo due figli meravigliosi. La vita scorre, con serenità. I figli crescono. Erika è felice, o meglio, crede di essere felice finché non incontra Stefania. Le due diventano grandi amiche al punto tale da confidarsi tutto, anche le cose più intime. Erika si rende conto di non aver mai provato un orgasmo in vita sua e di non sapere nemmeno cosa significhi provare piacere sotto le lenzuola. Vuole capire se è normale, se è sbagliata e cos’ha che non va.
Approccio e obiettivi
Fondamentale è stato far comprendere ad Erika, prima di tutto, che non ha nulla che non va e tanto meno che non è sbagliata. Ho lavorato sulla conoscenza della persona, dal punto di vista fisico, psicologico ed emozionale. Ho dovuto, quindi, riprendere in mano il discorso dell’autostima e del valore di sé, nonché il concetto di normalità. E’ stato un lavoro intenso e non senza forti emozioni, ma Erika, al termine, è una Donna più sicura di sé, più consapevole e più felice perché ha finalmente compreso cosa sia la buona sessualità. I suoi orgasmi e i suoi sorrisi ne sono la prova. Il suo “mal di pancia” è finalmente sparito.
Assunta Morosetti
ANDREA VIVEVA CON ANSIA OGNI RAPPORTO SESSUALE

Andrea, un uomo di 45 anni , affascinante e molto sicuro di sé, quando mi chiamò per ricevere informazioni, la prima domanda che mi fece, dopo una serie infinita di convenevoli, fu se io trattassi anche “problemi maschili”. Mi resi immediatamente conto, dopo tre parole, che, dall’altra parte del telefono, avevo un uomo estremamente intimorito, ma pronto per mettersi in gioco. Ci accordammo per l’appuntamento, che sarebbe avvenuto l’indomani, in pausa pranzo, in quanto lui voleva risolvere quanto prima il suo “problema”. Iniziammo a parlare. Lui mi raccontò brevemente la sua vita e le sue esperienze sessuali lamentando di vivere sempre una forma di ansia da prestazione generata dal suo volere fare la perfomance del secolo. Perciò affrontava ogni rapporto intimo come una gara di puro agonismo, in cui nulla era dato al caso, ma tutto perfettamente performante e studiato nei minimi dettagli: dalle posizioni alle parole da dire, che dovevano essere sempre in linea con la sua egemonia assoluta. Andrea voleva capire da cosa potesse essere generata quest’ansia da prestazione e se poteva, in qualche modo, eliminarla, perché aveva la percezione di terminare i rapporti sempre con l’amaro in bocca. Non era del tutto soddisfatto della sua vita sessuale che, a detta dei suoi amici, invece, incarnava il sogno di ogni uomo.
Approccio e obiettivi
Il mio lavoro fu un lavoro lungo, molto soddisfacente, dal punto di vista del risultato, ma il percorso per raggiungerlo, fu tortuoso. Andrea, all’inizio non si lasciò guidare e, ad ogni mio spunto di lavoro, da me proposto, si sentiva sempre di più, parte lesa e lottava con tutte le sue forze per vincere, come se volesse dimostrare anche a me, il suo essere un ottimo performer. Dovetti un po’ redarguirlo, in realtà, in quanto, il suo ego non voleva collaborare in nessun modo, ed io non potevo di certo fare il lavoro al posto suo. Finchè non toccai il tasto dolente e scoppiò la bomba, che smantellò ogni sua certezza e si mise, finalmente, in ascolto di sè stesso. Quindi lo accompagnai, nel percorso, ricostruendo, passo, passo, le sue nuove certezze che non sarebbero più state quelle di ottenere la prestazione del secolo, bensì quelle di concedersi di concentrarsi sulla partner e sulle loro sensazioni. Gli proposi di ascoltare, di lasciar fluire le sue emozioni e di vivere quelle della partner, in libertà, senza pregiudizio alcuno, con l’unico desiderio di stare, finalmente, bene e godere delle gioie del sesso.
Assunta Morosetti
PAOLO E MONICA E LA LORO SESSUALITA’ “NOIOSA”

Paolo, 42 anni e Monica, 39 anni con una vita sessuale piatta e, a dir loro, noiosa. Senza figli, ma con l’obiettivo di averne non prima di aver sistemato il loro “dialogo sessuale”. Quel giorno lo ricordo, come fosse ieri. Ricordo ancora i loro visi pallidi, con lo sguardo perso nell’infinito come a voler chiedersi cosa ci facessero in studio, davanti a me. Nemmeno si guardavano, tra loro. Li ricordo bene perché ci misero un bel po’ a tirare fuori la loro vera difficoltà e dovetti estrapolarla tra mille parole, dette quasi a caso. Un fiume in piena.
Approccio e obiettivi
Una volta compreso di cosa avessero bisogno, iniziammo, insieme un percorso molto impegnativo ed intenso. Impegnativo perché smantellare certi preconcetti e pregiudizi è sempre difficile e, con loro, lo fu in particolar modo perché coppia figlia dei banchi di scuola. Intenso perché mille emozioni inaspettate entrarono in gioco e, la cosa che, ancor oggi mi gratifica, è che fu proprio da quelle emozioni che partimmo per comprendere i mille aspetti della loro espressione sessuale che, a detta loro, sembrava essere arrivata al capolinea. Compresero, ben presto, che quello non era il capolinea, bensì solo il punto di partenza per lavorare su una relazione che si era affossata. Si misero in gioco e si scoprirono essere degli amici, dei compagni e degli amanti complici e curiosi. Degli amanti divertiti e divertenti. Amanti molto più consapevoli e, di conseguenza, liberi. I loro volti assunsero colore e i loro sguardi divennero, ben presto, vivaci ed innamorati, di loro stessi e del loro partner. Si tenevano per mano. A distanza di qualche anno, ad oggi, mantengo, con loro, un contatto telefonico per monitorare la situazione e, da poco, hanno scoperto di aspettare il loro primo figlio.
Assunta Morosetti